Abbiamo perso tutti

Se uno guardasse ai risultati percentuali, potrebbe in sostanza dire che il partitone è riuscito ampiamente a contenere i danni, il suo principale alleato SEL è riuscito a raccogliere qualhe briciola di delusi ma non abbastanza da uscire dalla logica spartitoria del potere della nostra “classe digerente”, la Lega fa il botto, il M5S si “depura” di molti voti tornati a casa a destra dopo l’exploit del 2013, L’Altra Emilia Romagna centra il risultato di mantenere i consensi delle europee della Lista Tsipras nonostante  (o forse grazie) all’uscita di SEL.

Il punto è che con un’affluenza così bassa e ragionando sui numeri assoluti, nessuna di queste considerazioni ha senso: non c’è stato nessun reale spostamento di consensi, ma semplicemente una (pericolosa) gara generale a chi ne perdeva meno. In altre parole abbiamo perso tutti (e dico “noi” perché ritengo sia una sconfitta anche come singoli cittadini di una regione che sarà governata dalla minoranza di una infima minoranza).

La stessa Lega, che dalle scorse regionali guadagna in percentuale un 6% (dal 13 al 19) e rispetto alle politiche addirittura quadruplica il proprio risultato, in realtà in cinque anni a livello regionale ha lasciato per strada 50.000 voti. 
Il centrodestra nel 2010 rappresentava a livello regionale più del 35%, oggi si ferma al 30%. 
Un risultato che può interessare solo il loro ceto politico per ridiscutere i loro equilibri interni, ma che avrà ben poche conseguenze sul governo di questa regione.

I reali effetti di questa marea astensionistica saranno in sostanza nulle nel breve periodo, ma preoccupanti in termini di salute del nostro sistema democratico sul medio periodo, se non si invertirà la tendenza.

Alla “classe digerente” del PD interessava avere garantito altri cinque anni di potere assoluto e l’avrà, supportati dalla foglia di fico di SEL, antirenziana a Roma, filorenziana a Bologna (salvo manfrine e teatrinI, basterà vedere cosa faranno quando in consiglio arriveranno voti su autostrade e ulteriori privatizzazioni delle multiutilities).
In realtà a ll partitone, un sistema maggioritario che garantisca una (seppur scarsa) legittimità democratica in uno scenario dove vota un terzo degli elettori va più  che bene (e anzi qualcuno al loro interno, aveva pure teorizzato pubblicamente la necessità un sistema elettorale che tagli la rappresentanza, in funzione del “mito” della governabilità, che nei fatti si riduce alla lotta per la gestione del potere all’interno di un “centrone” che sarebbe piaciuto tanto ai vecchi notabili DC, dove le differenza non la fanno ideali o idee, ma gruppi di interesse di riferimento).

M5S, L’Altra Emilia Romagna e la lista Liberi Cittadini, formazioni con i programmi sostanzialmente sovrapponibili sui temi principali , si spartiscono equamente la responsabilità di  non essere in grado, ad oggi, di essere percepite come alternative credibili, con la differenza che nel caso del M5S si tratta di un movimento che dopo l’exploit del 2013 ha dilapidato un capitale di consensi, mentre per l’Altra Emilia Romagna siamo di fronte ad un percorso che (ri)parte per l’ennesima volta e che, se non vorrà essere confuso in un generico “Rifondazione + altri” (che non è) dovrà essere capace di dimostrarlo sia con l’azione dei propri rappresentanti istituzionali in regione e in Europa, sia con qualche scelta coraggiosa in termini organizzativi sul territorio e soprattutto con un linguaggio capace di arrivare a quel mondo del lavoro che si candida a rappresentare, ma che evidentemente ancora non si fida o non ha capito in cosa consista questo nuovo progetto.

A parte queste “sfumature”, il punto è che l’incrocio tossico fra un sistema politico screditato, a causa della perdita di ogni etica e morale, e un sistema elettorale maggioritario che rende difficile l’emergere di alternative credibili, a questo giro ha convinto più del 60% dell’elettorato che andare a votare non serve: una situazione pericolosa per la nostra democrazia, che aldilà di tutti i dibattiti e le polemiche, direi che è il risultato principale di coloro che hanno gestito insieme il potere in questi ultimi venti anni, in regione come a livello nazionale e che oggi si ritrovano insieme a riscrivere le regole per tutti (e a me la cosa fa salire parecchi brividi lungo la schiena: sostanzialmente oggi, le formazione che hanno sottoscritto il “patto del Nazareno” sono sostanzialmente una minaccia per la democrazia.

La trasferta in treno è finita, alla prossima per una ragionata sul voto da un punto di vista strettamente carpigiano. 

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