Sì al referendum? Ciao ciao CNA

Io sono un vecchio "collateralista", ovvero uno di quelli che pensava che, essendo la politica uno strumento per affermare una visione diversa del dell'esistente, e non semplicemente una lotta fra leader ed élites, non bastasse essere cittadini attivi in un partito (tanto meno solo al momento delle elezioni), ma che, per quanto possibile, bisognasse sostenere anche le organizzazioni non partitiche che in un modo o nell'altro partecipavano a quella visione.

Lo sport da piccolo si faceva all'UISP (e se noi avevamo gli accappatoi rossi e gli altri blu, all'epoca, credetemi, c'era un perchè, per quanto diciamo così, più folkloristico che altro), a lungo mi sono divertito e ho sgobbato in un circolo ARCI che era nato per diretta "emanazione" della FGCI., ma al di là degli aspetti "ricreativi", essere di sinistra, significava anche sostenere il movimento cooperativo (e appena diciottenne feci la mia iscrizione alla Cooperativa Rinascita di Carpi e alla Coop Estense), al primo lavoro stagionale da maggiorenne (a lavorare in macello), subito firmai la mia prima tessera sindacale della CGIL, anche se solo per un mese e mezzo, rifatta con orgoglio per quattro estati e confermata poi in quei pochi anni da lavoratore dipendente (in appalto), quando cominciai a lavorare per un'altra cooperativa (diventandone socio e poi membro del consiglio di amministrazione, beandomi di non essere sotto padrone, salvo poi scoprire che certi committenti pubblici sanno essere molto più "sfruttatori" di qualsivoglia "padrone"). 

Anche dopo che lasciai il partitone, visto che quello che contava era appunto una visione, un idea di come dovesse andare il mondo, continuai a credere negli strumenti associativi, nei famosi "organi intermedi" e così passarono gli anni, le esperienze (e le molte delusioni) ma  questa sorta di riflesso condizionato mi rimase anche quando avviai la mia carriera di "libero" professionista (ovvero di precario a partita IVA) e così la "tessera" da quella CGIL divenne CNA.

È di quest'estate la notizia che il presidente della CNA ha "schierato" l'organizzazione per il Sì al referendum costituzionale.

Ora, io ci ho pensato un po'e dato che non sono mai stato socio attivo (se non per il versamento della corposa quota annuale e il pagamento lauto dei servizi di contabilità resi), non starò a sindacare su come e dove sia stata assunta questa decisione, quale sia stato il processo di consultazione degli iscritti, ecc. ecc. (chi non partecipa ha sempre torto, ammesso che gli strumenti di partecipazione esistano).
Inoltre non farò il piagnisteo sentito fare da molti esponenti del partitone iscritti all'ANPI che in un totale testacoda (Cuore all'epoca avrebbe usato una metafora migliore), applaudivano l'ANPI che nel 2006 si schierava contro le riforme Berlusconi e oggi si dicono "indignati" o perlomeno fanno finta di essere sorpresi del fatto che l'ANPI possa assumere posizioni "politiche" (non allineate a quelle del partitone stesso).

Ecco, io riconosco appieno il diritto della CNA di schierarsi sul referendum. e molto sommessamente e modestamente prendo atto che l'associazione a cui appartengo ha preso una decisione che rende incompatibile la mia permanenza al suo interno e, molto più prosaicamente, prendo atto che così come non hanno avuto bisogno di chiedere la mia opinione in materia in quanto iscritto, suppongo non abbiano più bisogno neanche della mia quota associativa. 

Un pezzettino di "collateralismo" che se ne va.
Fortunatamente dagli anni in cui ho lasciato il partitone, ho scoperto molti altri "collateralismi", non tanto ad organizzazioni di partito, ma a visioni di valore, comuni a molte persone,  che hanno a che fare con il diritto al lavoro dignitoso per tutti i popoli, ad una finanza giusta, a reti di economie solidali, ad un ambiente vivibile per i nostri figli, quindi, come dire, se mi sento orfano di certi vecchi collateralismi, ho la fortuna di essere anche stato "adottato" da molti nuovi,  in attesa che, paradossalmente il processo si inverta ovvero che non sia l'adesione partitica ad ispirare forme associative "collaterali" per raggiungere obiettivi comuni, ma siano le organizzazioni "collaterali", nel tempo ,capaci di creare una nuova forma di rappresentanza politica. 


Nel frattempo, ciao ciao CNA, senza rancore (ma manco nostalgia).  

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